Alcune professioni possono sembrare puramente incentrate sul mondo dell’apparire. Gli operatori del pianeta beauty, in realtà, sono più vicini al piano emozionale di quanto si può pensare e la connotazione psicologica, a volte, domina su quella artistica.
La corsa contro il tempo è il comune denominatore di tutti i make up artist, che si trovino nel backstage di una sfilata, di un programma tv o a casa di una sposa. Ciò che fa il professionista, oltre al lavoro tecnico-artistico, è gestire le emozioni, le ansie e lo stress propri e del cliente.
Nonostante siano molte le situazioni in cui si può lavorare in tutta tranquillità, ce ne sono altrettante in cui la frenesia è in trend topic: prima di una sfilata l’hashtag è #nonabbiamotempo, tenendo a bada l’istinto di mandare a quel paese colui che fa pressing, mentre definiamo il contorno labbra della modella che tenta di farsi un selfie.
E il più calmo, in apparenza, è sempre il truccatore.
Situazioni simili si verificano in teatro e in tv, con il solito countdown per l’entrata sul palco o la diretta. Tra le diverse diramazioni del make up, quella che più rende il make up artist un catalizzatore di ansie, gioie e preoccupazioni è il trucco sposa.
Il truccatore arriva a casa della sposa intorno alle 6 del mattino ed è spesso la primissima persona che mette piede in casa il giorno delle nozze. E’ tutto un susseguirsi di campanelli e telefoni che squillano, fiorai carichi di bouquet, di cose da ricordare, liste da spuntare e conti alla rovescia.
In questo turbine di emozioni che contraddistingue il giorno che molte donzelle sognano da una vita, il make up artist è lì, in piedi, a spennellare per rendere quella piccola sognatrice una principessa. Ci sono sposine calme e serene che durante i preparativi se la ridono, altre che si dimenano in pianti isterici, al culmine dello stress da preparativi.
Anche in questo caso, il truccatore è colui che tranquillizza/conforta/scuote/incoraggia la sposa facendosi carico di tutte quelle emozioni, inclusa la malinconia che si legge negli occhi delle mamme…
Alla fine, il parrucco è pronto, ultimi ritocchi all’incarnato, rossetto e mascara, con il fotografo che inneggia al ritardo colossale sottolinenado che per colpa tua (del truccatore) non potrà scattare più che poche migliaia di foto!
La sposa se ne va, è pronta a convolare a nozze e, mentre il truccatore è intento a riporre tutti i suoi attrezzi, lascia libero sfogo a tutta la tensione nervosa forzatamente accumulata, e torna a casa, quasi sempre, sfinito.
Se per il wedding day lo stress ha una forte connotazione affettivo-sentimentale e le preoccupazioni si concentrano nella responsabilità di un evento tanto intimamente importante, è pur vero che si tratta di un ciclone da 2-3 ore.
Altro discorso è il set fotografico, nel quale, tra pennellate e ritocchi, di ore ne possono passare anche 12, con 100 diversi outfit da scattare e cambi di location più o meno estremi.
Lo stress diventa “quantitativo” nella preparazione di una sfilata: ritmi serrati e pressione che arriva da ogni dove, modelle che corrono da una postazione all’altra, vestite per metà, e decine di volti da truccare per ogni MUA del team, rigorosamente in tempi strettissimi.
Per quanto dedita al bello, questa professione prevede un self-control non indifferente, intrinseco solo in chi trucca per passione, prima ancora che per impegno lavorativo, oltre a un’innata capacità di entrare in empatia con chi è seduto alla nostra postazione.
Siete sempre convinti che essere make up artist significhi solo saper “spennellare una faccia”?
Photo credits: Cantoni make up station
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