Dopo i primi attimi di panico ho smesso di preoccuparmi, perché come copywriter ed esperta SEO da 15 anni credo che ci siano delle potenzialità importanti per collaborare e poche probabilità di sostituzione della nostra figura. Almeno per ora.
Ma cerchiamo di riflettere insieme su opportunità e sfide che questa combo “professionista-AI” ci mette a disposizione.
L’AI ha dimostrato di essere in grado di generare contenuti grazie all’apprendimento automatico e all’elaborazione del linguaggio naturale, analizzando e apprendendo grandi quantità di testi per proporre nuovi contenuti coerenti e convincenti. Questa capacità può essere sfruttata per automatizzare la produzione di contenuti, consentendo di risparmiare tempo e risorse. E questo è sicuramente un punto a favore sia dei professionisti che dei committenti perché, vista la mole di content creation richiesta al 2023 per poter stare al passo con la concorrenza, un supporto per velocizzare certi processi può migliorare il lavoro generale.
Però, nonostante i progressi dell’AI nel generare testi, la creatività e l’empatia umana rimangono ancora aspetti chiave del copywriting di successo.
Il professionista (umano) è in grado di comprendere le esigenze del pubblico, di adattare il tono di voce e lo stile del messaggio e di creare contenuti che evocano emozioni. L’AI può essere uno strumento utile per generare bozze iniziali o per proporre suggerimenti, ma l‘interpretazione umana e la capacità di connettersi emotivamente con il pubblico restano insostituibili!
La SEO è una attività che mira a migliorare la visibilità e il posizionamento di un sito web sui motori di ricerca, i quali utilizzano algoritmi complessi per valutare e classificare le pagine web. L’AI può aiutare a identificare le parole chiave rilevanti, analizzare la concorrenza e suggerire strategie di ottimizzazione. Una pratica che ha già subito delle importanti evoluzioni negli ultimi 10 anni. Prima dell’avvento di tool come Semrush o Seozoom i SEO elaboravano tutte le keyword manualmente, e tuttora resta un’attività efficace svolta alla “vecchia maniera”, con il contro di un dispendio di tempo immane che si è già ridotto notevolmente con gli strumenti che fanno questa parte del lavoro al posto nostro. Dunque, se con i SEO tool abbiamo ottimizzato, in termini di tempo, il processo di analisi indispensabile per una SEO efficace, con l’AI possiamo ridurla di un ulteriore 80%.
Gli strumenti di intelligenza artificiale possono eseguire analisi approfondite dei dati e individuare pattern e tendenze che sarebbero difficili da individuare manualmente. Possono fornire raccomandazioni riguardanti la struttura dei contenuti, la lunghezza delle parole chiave, l’ottimizzazione delle meta description e altro ancora. È necessario però avere le competenze giuste per fare le interrogazioni corrette all’AI.
Anziché vedere l’AI come una minaccia, è possibile considerarla come un alleato che può migliorare la qualità dei contenuti e aumentare l’efficacia della SEO. Questo consente ai copywriter di concentrarsi su attività più creative, come lo sviluppo di strategie di comunicazione, la creazione di storie coinvolgenti e la connessione con il pubblico. Come detto in apertura l’AI ha ancora limitazioni nella comprensione del contesto e nell’adattamento alle sfumature della lingua. La creazione di contenuti autentici, unici e di qualità richiede ancora un intervento umano. Inoltre, è importante ricordare che la SEO non si basa solo sulle parole chiave, ma anche sulla qualità, l’autorevolezza e l’esperienza dell’utente. L’AI può offrire strumenti potenti per l’ottimizzazione tecnica, ma il valore del contenuto resta affidato alle competenze umane.
In un mondo in cui molti titolari di aziende si affidano ancora al cugino di turno non professionista per gestire social media, creare contenuti per i blog e svolgere molte delle attività necessarie ad oggi per far crescere un brand nel digital, ciò che succederà, e che sta già succedendo di sicuro, è che i suddetti titolari di aziende, decidano di “licenziare” anche il cugino per affidare tutto all’AI. Molto allettante vero? Già vi vedo lì a smanettare dietro ChatGPT per chiedere l’articolo per posizionare i vostri migliori correttori o i testi per la landing page con le offerte più convenienti per il black friday. Ma non avete considerato l’autorità di Google nel premiare ma soprattutto nel penalizzare. Come negli anni ha affinato gli algoritmi per penalizzare lo spam, la link building massiva e non coerente, l’uso di tool per aggirare il sistema o il piazzamento di keyword “nascoste” malevolmente nelle pagine web, solo per dirne alcuni, si è ovviamente attrezzato anche per penalizzare l’uso malsano dell’AI. Dunque se pensate di poter sostituire un SEO professionista con l’AI per migliorare il ranking del vostro sito web, sappiate che Google non è mai stato stupido e la sua intelligenza è grande più dello strumento di AI che userete e sarà in grado di riconoscerla e mettervi dritti dritti nella 47esima pagina dei risultati, o persino decidere di non indicizzarvi. Non a caso ciò che il colosso ha sempre valorizzato, prima dei tecnicismi, è la qualità e la completezza delle informazioni, la fruibilità, l’autorevolezza di chi scrive e tantissimi altri elementi a cui l’AI non è ancora arrivata.
Detto ciò possiamo concludere che l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità significativa per migliorare il copywriting e l’efficacia della SEO, può essere un prezioso alleato per i copywriter, fornendo suggerimenti, analisi dei dati e automatizzando compiti ripetitivi. Creatività, empatia e capacità di connessione umana rimangono essenziali per creare contenuti autentici e coinvolgenti.
La combinazione AI/copywriter/SEO può portare a risultati straordinari, consentendo di ottenere un equilibrio tra l’efficienza dell’automazione e l’unicità del talento nel mondo del copywriting, ma non è ancora tempo per mandare in pensione scrittori, esperti di comunicazione, SEO e digital copywriter.
Voi cosa ne pensate?