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Come avviare uno studio make-up: l’appuntamento col commercialista

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In questo articolo che ha riscosso un bel po’ di commenti e views, vi illustravo, a grandi linee, gli step di base da seguire quando si decide di avviare uno studio makeup.

Proprio dai vostri commenti, in combo con le esperienze di tante colleghe con le quali mi confronto ogni giorno, emerge una grande difficoltà nel mettere il commercialista sulla giusta via per poter rispondere efficientemente alle vostre richieste. C’è da dire che, trattandosi di una nicchia, non tutti gli esperti di economia sono tenuti a saper sbrogliare questa matassa senza andare ad approfondire la questione, a meno che non si abbia avuto già a che fare con l’argomento per altri clienti o riscontrato una problematica simile in altri settori.

È un problema che non “affligge” solo i truccatori nello specifico, ma tutte quelle figure che ruotano nel campo dell’estetica e della bellezza. Non a caso mi hanno scritto onicotecniche, lash maker, nail artist e anche tecnici di trucco permanente; tutte categorie e sottocategorie di quelli che, seguendo i codici ATECO, potrebbero essere assimilabili a servizi alla persona, operatori dello spettacolo e altre macro aree. Ma non sono questi gli aspetti che andremo ad analizzare in questo post.

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Cosa chiedere al commercialista?

Dunque non necessariamente un commercialista incapace di gestire subito la vostra situazione è un incapace del tutto, dovrete essere anche voi a porre le domande giuste.

E anche se voi non siete tenuti ad essere degli economisti (in teoria), viste le condizioni legislative in cui (non) versiamo e la poca informazione sull’argomento, dobbiamo scorciarci le maniche e cercare di capirci qualcosa in più, iniziando pian piano a familiarizzare con normative in vigore, regimi fiscali, fatturazione, ecc….

I casi più frequenti sono quelli di truccatori (ma anche nail artist, lash maker, ecc…) che hanno conseguito attestati non equiparabili a quelli riconosciuti dalla regione, che ci permettono comunque di esercitare in un modo o nell’altro, perché ci forniscono le nozioni tecniche, ma non ci fanno automaticamente rientrare in una o in un’altra categoria.

Quindi quando si decide di avviare un’attività, senza avere gli appena citati riconoscimenti regionali, porre la questione in modo diverso può essere una soluzione, ossia:

“Mio caro commercialista, nella posizione in cui mi trovo, vorrei avviare un piccolo (o anche grande) make-up store, con la rivendita di marchio Tal dei Tali, e la possibilità di offrire anche una consulenza trucco per poter meglio guidare i clienti nella scelta dei prodotti da acquistare. In che modo posso fatturare tali servizi extra? Quali sono i limiti di fatturato entro i quali devo rientrare (se ci sono)? Quali requisiti deve rispettare lo spazio che sarà adibito a studio?”

In alternativa, volendo mettere in conto l’eventualità di proporre anche corsi di trucco o self make-up, l’attività da avviare potrebbe non essere dichiarata solo come vendita al dettaglio di cosmetici, bensì come un luogo dove poter acquistare sia prodotti (cosmetici, trucco, smalti e accessori) che servizi (consulenze trucco, corsi self make-up, corsi professionali unghie, ecc…), per i quali è sufficiente associare diversi codici ATECO.

Spero che questo spunto vi aiuti a conferire meglio con il vostro commercialista di fiducia, lasciatemi un commento se ci sono argomenti sui quali vorreste leggere di più, ad esempio circa la ricerca dei brand da scegliere!

*post sponsorizzato

Reply to Anna Marchese. cancel

    • Cecilia
    • febbraio 22, 2022
    Rispondi

    Buonasera,
    ma se volessi aprire uno studio solo per truccare senza vendita di prodotti, come deve essere accatastato il locale?
    Grazie

    • Rispondi

      Ciao Cecilia,
      in linea di massima dovrebbe essere un C3, ossia quei locali dove è possibile svolgere attività da artigiano, ma ti consiglio sempre di chiedere al commercialista perché sono aspetti che possono essere strettamente legati a regolamentazioni regionali/provinciali.

      A presto
      Anna

    • Rosangela
    • febbraio 18, 2020
    Rispondi

    Ciao Anna, innanzitutto grazie mille per aver scritto questo interessante articolo.
    Se hai la possibilità di dedicare dell’altro tempo su questo argomento. Mi piacerebbe approfondire il discorso sulla ricerca dei brand da scegliere. Personalmente prediligo i brand che trattano materie prime di origine naturale , evitando tutto ciò che potrebbe con il tempo essere dannoso per la salute.

    • Rispondi

      Ciao Rosangela,
      grazie a te per aver commentato. Si, ci sto lavorando perché no sei la prima a chiedermelo. Il prossimo mese ci sarà Cosmoprof e quello è un ottimo punto di partenza per fare ricerca e cominciare a darvi qualche dritta in questo senso. Se ti va, iscriviti alla newsletter così quando sarà online il post di tuo interesse non te lo perdi!
      Buona giornata
      Anna